La Piaga

scritta da Matteo The NightMare

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  1. Godz Dedalus
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    Questa è una storia a puntate scritta dal nostro buon Matteo...
    I capitoli usciranno quando ha voglia Matteo :D

    Questo è il prologo. Speriamo vi piaccia :)
    “Jack… Jack svegliati. Dobbiamo andare.”
    Alexander si svegliò di soprassalto. Non voleva più svegliarsi. Perché lo aveva svegliato? Quale era il senso?
    Voleva morire, voleva vedere il legno della bara chiudersi davanti ai suoi occhi. Ma non era giunto il momento…
    Guardò quello che si poteva intravedere dal balcone in legno della sua dimora.
    Distruzione ovunque.
    Poteva ancora vedere le lacrime versate.
    Poteva ancora vedere le persone che aveva visto cadere davanti ai suoi occhi.
    Poteva ancora vedere i saggi diventati folli.
    Poteva ancora vedere i cadaveri che sovrastavano la città.
    Nasce nella clinica di Sant’Elena a Berlino,Germania. La prima cosa che hanno potuto vedere i suoi occhi era un uomo con le occhiaie e diverse cisti sul corpo e una donna quasi in coma, con la bava alla bocca e sangue che traboccava dalla sua pelle. Chi poteva dire che erano suo padre e sua madre? Lui sicuramente non avrebbe mai voluto uscire da quell’utero, non avrebbe mai voluto vedere quel mondo. Non avrebbe mai voluto essere nato.
    Quindici anni dopo non ha ancora conosciuto la felicità…
    “Alexander dobbiamo andare.”
    “Sì… sono pronto.” Disse con la testa bassa.
    Dovevano trovare cibo. Cibo non infetto. Impresa ardua in quel mondo. Messe le maschere, che ormai sono il simbolo della sua tristezza, si avvia verso la città.
    I palazzi sono caduti, distrutti, ormai un gruppo di macerie. I cadaveri ovunque. Uno in particolare gli portava la tristezza più grande. Aveva le mani mozzate, gli occhi insanguinati, la pelle distrutta e piena di croste dolorose, sangue gocciolante che accompagnava il suo viso rugoso. Lo ha dovuto bruciare proprio lui. Lo avrebbe infetto. Era suo padre. Quell’immagine ancora vagava nella sua mente.
    Dopo ore di cammino come al solito nulla da mettere sotto i denti. Ormai erano settimane che non mangiavano. L’ultimo loro pasto era stato il loro cane. La povera bestia era una delle poche a non essere infette. Una delle poche che poteva essere considerato cibo.
    Però ancora pochi passi e la loro storia sarebbe cambiata. Alexander non lo sapeva, nessuno se lo poteva aspettare.
    Un laboratorio bloccava il loro cammino. Un laboratorio piccolo, forse un altro di volontari senza speranza.
    “Entriamo Jack?”
    “Per quale motivo?”
    Nemmeno lui ne era a conoscenza… Ma qualcosa lo spingeva ad entrare.
    Il portone in ferro li portava innanzi un lungo corridoio di Arce. L’Arce era l’unico materiale che respingeva il Virus. Tipico dei laboratori, gli unici che si potevano permettere quel tipo di materiale. Ma le pareti erano imbrattate di sangue. Organi ovunque sul cammino, cadaveri pieni di vermi nelle stanze attorno. Un altro laboratorio distrutto. Sembrava vecchio. Il sangue era ormai asciutto da decenni. Videro una svastica sopra un ufficio. Avevano la risposta. Entrati in quell’ufficio tutto le pareti erano piene di questa scritta:
    “La morte ci accompagnerà.”
    La scritta era rossa. Era sicuramente sangue. Dopo la distruzione l’unico modo per scrivere era diventato quello. Un cadavere sopra la scrivania. Non aveva più la pelle sul volto. I piedi e le mani non esistevano. I bulbi oculari erano per terra sanguinanti. Era uno scienziato. Si vedeva dal suo camice pieno di aloni di agenti chimici.
    Tolsero, con appositi guanti in Arce, il cadavere dalla scrivania. Sotto ad esso un diario. I due fratelli incuriositi lo aprirono. La prima pagina diceva: “ Giorno 1.” Gli occhi dei ragazzi si immersero nella lettura.
    “Il mio nome è Victor Page. Quest’oggi, 19 Dicembre 1942, nel mio laboratorio si è formato una nuova materia.
    Colorazione: Nera.
    Ceppi: 1
    Batteri che la formano: 1.
    Sembra essere un virus leggero. Non indagherò oltre fino a nuovi svolgimenti.”
    “Giorno 2, 20 Dicembre
    Il virus ha formato un nuovo ceppo. Una scoperta del tutto nuova. Non avevo mai visto un patogeno creare nuovi ceppi. Sembra essere ancora innocuo.”
    I ragazzi lessero ancora fino ad arrivare a pagina 10.
    “Giorno 10, 29 Dicembre
    Dedalus ha ormai più di 30 ceppi nuovi e diversi fra loro. I sintomi sono vari: raffreddore, perdita dei sensi, tosse, polmonite, diarrea. Sono certo che i ceppi continueranno ad aumentare. Il virus è molto pericoloso, ma nessuno crede alle mie parole. Nessun collega mi aiuta a studiarne gli effetti futuri. L’umanità è in pericolo e non ne è a conoscenza.”
    I ragazzi capirono di cosa si trattava.
    Forse da quelle parole la avrebbero trovata.
    E tutto sarebbe finito.
     
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  2. Godz Dedalus
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    “ Capo, perché non vuole credere alle mie parole? Il Dedalus ci ucciderà tutti. L’umanità è in pericolo. Finiremo tutti morti!”
    “Stia zitto, dottor Page. Lei farnetica, fin dai primi controlli abbiamo visto che quel virus è più innocuo del raffreddore.”
    “Dottor Bale, la prego di ascoltarmi… Ci sono nuovi ceppi, nuove infezioni che ha sviluppato nel corso del tempo…”
    Il dottore lo interruppe.
    “C’E’ UNA GUERRA LA’ FUORI. MUOIONO OGNI GIORNO PERSONE SU PERSONE E LEI PENSA A UN VIRUS?! FACCIA IL SUO LAVORO O VERRA’ CACCIATO DA OGNI LABORATORIO DELLA GERMANIA!”
    Victor tornò sulla sua scrivania. Doveva ancora lavorare a quelle tute mimetiche per i soldati tedeschi.
    Una studio inutile per una guerra inutile.
    Dopo ore di lavoro guardò nuovamente il virus. Ancora nuovi ceppi… Stava diventando mortale.
    Non riusciva a concentrare la sua mente nel lavoro. Voleva solo studiare quell’essere…
    Prese nuovamente il suo diario, ormai l’unico a cui poteva raccontare le sue “bugie”.
    “Giorno 13 Gennaio 1943
    I miei colleghi continuano a darmi del pazzo. Dedalus ha raggiunto lo stato letale. Non riesco a capire di cosa si nutre, ma Joseph Bale continua ad ostacolare le mie ricerche. Ancora nessuno svolgimento significativo per la cura.”
    Alexander chiuse il diario dello scienziato. Ormai notte fonda e le numerose stelle rendevano quel cielo meraviglioso. Lo stesso cielo che sovrastava quel mondo ormai distrutto.
    Alexander adesso sapeva cosa aveva ucciso quella gente, cosa aveva reso la sua vita fin dalla nascita un inferno. I libri nel solaio della casa parlavano di un mondo in cui tutti stavano bene, i bambini andavano a scuola, qualunque cosa essa sia. Non aveva mai conosciuto quel mondo, quel mondo che sembrava felice.
    Mentre si concentrava a guardare quella polvere che danzava, illuminata dal lume che non accennava a voler spegnere, ad Alexander balenarono nuove domande nella testa. Come era morto suo padre? Perché si è scatenato il Dedalus? Come si è liberato dalla capsula? Il sonno abbatteva quei pensieri e, spento il lume, chiuse le palpebre sperando ancora di non svegliarsi.

    “Giorno 17 Febbraio 1945
    *scrittura veloce e disordinata*
    Dedalus continua a uccidere, nessuna cura ancora in vista, si sta moltiplicando in nuovi virus con nuovo DNA e formazione genetica. Il mondo sta per finire, l’umanità cad…”
    *uno schizzo rosso sangue sulla pagina, poi le pagine sono bianche*
     
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  3. Godz Dedalus
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    Capitolo 2
    Ormai il sole bagna il viso di Alexander, che si desta dal sonno. Si dirige verso la camera, sempre se così può essere denominata, del fratello. Benché il sole era ormai alto e la sveglia segnasse la ottava ora del giorno era ancora nei più beati sogni. Allorché prese nuovamente il diario dello scienziato, in attesa del risveglio del fratello. Scorreva le pagine velocemente, quasi a volesse raggiungere una in particolare, ma che forse nemmeno esisteva. Si fermò. Quante parole… parole inutili. Parole che non dicevano nulla di quello che gli interessava.
    Muovendosi lentamente, ancora assonato, si diresse verso quella che era la stanza di sua madre.
    Aprì lentamente la porta, sentendola scivolare sui cardini, alzò lo sguardo e vide…
    “MADRE!!!”
    “13 Febbraio 1943
    Sto impazzendo. Il virus cresce, ma non capisco di cosa si nutra. E’ ancora in quella capsula senza possibilità di uscita eppure cresce sempre di più, in modo sempre più veloce, in modo sempre più preoccupante. E sembra che più io ci pensi più esso aumenti la sua letalità e infettività. Non so com…”
    Il veloce scrivere di Viktor si interruppe al rumore dei cardini della porta che sbattevano contro il muro. Era nuovamente Bale. Quel figlio di…
    “PAGE! COSA STA FACENDO?! ANCORA SU QUEL VIRUS VERO? MALEDIZIONE PAGE, SIA DANNATO. NE PARLERO’ COL GENERALE!”
    “Ma Bale, è una ricerca importante. Il virus è veramente letale. I ceppi sono aumentati, guardi lei stesso.”
    Bale, anche se un uomo pieno di odio, era comunque uno scienziato, e venne spinto dalla curiosità.
    Dopo aver esaminato il virus intrappolato nella capsula ebbe uno strano comportamento.
    Non era paura, non era preoccupazione, non era nulla di quello che aveva provato Viktor.
    Era gioia, soddisfazione. Scoppiò in una risata fortissima.
    “Finalmente… abbiamo l’arma chimica che ci serve. Il grande Generale ne sarà felice. Abbiamo uno dei più grandi poteri della storia fra le mani.”
    Viktor guardò il suo capo con stupore e paura.
    “Non avrà intenzione… di liberarlo.”
    “Ovviamente. Il potere è nostro. Gli Americani non potranno null…”
    Il discorso di Bale venne interrotto dalle urla di Viktor.
    “DEDALUS CI UCCIDERA’ TUTTI. SARA’ LA FINE. LEI E’ PAZZO. PAZZO, LE DICO. NON LE PERMETTERO’ DI FARLO”
    Con un pugno potente da Bale, Viktor cadde per terra .
    “E’ già nostro Viktor…”
    Sputò in faccia all’uomo ancora incosciente.
    “E a proposito… Sei licenziato. Di te si occuperà il grande Generale”
    E con un sorriso maligno stampato sulle labbra se ne andò.
    Si svegliò.
    Non riusciva a mettere a fuoco le immagini.
    La prima cosa che riuscì a vedere era tutto il suo corpo fatto di sangue e sentiva un lancinante dolore alla testa. Ancora con gli occhi offuscati vide una figura che apriva la bocca come ad urlare. Ma non sentiva nulla. I sensi erano come indeboliti… Dopo pochi minuti però riprese a sentire, odorare, vedere, parlare… E riuscì a distinguere nitidamente la figura.
    “Alexander… Jack… figlii miei.”
    “Madre, grazie al Signore sei nuovamente sveglia. Non avremmo mai sopportato di perderti. Non come papà. Non ancora…”
    “Non vi preoccupate… Ma cosa mi è successo?”
    “Le cisti… del Virus che ti affligge. Sono scoppiate.”
    “Ricresceranno. Nuovo dolore. Andate ragazzi. Andate. Voglio… voglio rimanere sola.”
    “Va bene, madre.”
    Rimasta sola la madre cominciò un soliloquio sottovoce. O forse parlava con qualcuno di più grande…
    “Dio, sono bravi ragazzi. Dedalus ha preso tutto. Ha preso le mie gambe, le mie braccia, il mio fiato, la mia voglia di vivere, la mia anima. Ha preso tutto. Non sono più nulla per loro, solo un peso, solo dolore, solo sofferenza. Dio prendimi, per favore… -scoppiò in un pianto- prendimi. Non voglio vivere. Prendimi, non voglio soffrire più.” Le lacrime rigavano il suo volto. “Non sono una donna, non sono più un umano. Il mio corpo è la mia cella. La mia vita è solo un lungo pianto. Dio… uccidimi.”
    Si riaddormentò, con la speranza che le sue preghiere venissero esaudite. Si riaddormentò per morire.
     
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2 replies since 9/1/2014, 17:46   31 views
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